I dati Istat sull'andamento dell'export nei primi dieci mesi del 2021 sono stati accolti con grande soddisfazione dal settore agroalimentare italiano. Il commercio estero ha registrato, infatti, un balzo da record dell'11% (per un valore stimato di 52 miliardi di euro, entro la fine del 2021).

Nonostante le conseguenze della pandemia sugli scambi commerciali e le restrizioni che, a livello mondiale, stanno mettendo a dura prova il settore della ristorazione, continua a crescere l'interesse dei Paesi esteri nei confronti del cibo italiano. Nel periodo che va da gennaio a ottobre 2021, la Germania si conferma il primo Paese importatore di prodotti enogastronomici italiani, con un incremento del 6%, seguita dagli Stati Uniti (+15%) e dalla Francia (+7%). Anche il mercato russo (+14%) e quello cinese (+39%) hanno registrato un trend positivo di richieste. 

Stando ai dati resi noti da Coldiretti, il vino occupa il primo posto della classifica dei prodotti italiani più ricercati e venduti all'estero. Anche altri prodotti tipici della tradizione hanno contribuito ad aumentare il valore dell'export, soprattutto nel periodo pre-natalizio. Ci riferiamo agli spumanti (con una crescita del 29% delle vendite all'estero), alle grappe, ai liquori, ai formaggi, ai salumi, al caviale e a tutti quei prodotti che fanno parte della tradizione natalizia nostrana, come l'immancabile panettone (+9%).

L'agroalimentare, dunque, continua a dare una forte spinta all'export italiano, grazie alle aziende che, nonostante le difficoltà provocate dal covid, hanno continuato a produrre e fornire prodotti di eccellenza sia per il mercato italiano che per quello estero. 

Ma i primati non riguardano solo l'export. L'agricoltura italiana, infatti, con i suoi 80.000 operatori, detiene la leadership europea nel biologico e ha il maggior numero di specialità Dop/Igp/Stg riconosciute (316), nonché 526 vini Dop/Igp e 5.333 prodotti alimentari tradizionali. L'Italia, inoltre, vanta il primato per la coltivazione della gran parte dei prodotti che compongono la dieta mediterranea, e questo è uno dei tanti motivi per cui i mercati esteri continuano ad affidarsi alla qualità del Made in Italy.

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